Paul Auster, scittore e regista americano, figlio di genitori ebrei di origine polocca, gode lo stato di un scritore di cult dagli anni ottanta quando, al inizio dei suoi anni creativi, fu acclamoto come "maestro del giallo psicologico," per il suo ritratto labarinitino, alienante e quasi metafisico di New York nella celebre “Trilogia di New York” (1985) che vinse il Prix France Culture de Littérature Étrangère. I romanzi successivi: “Moon Palace” (1989), “La musica del caso” (1990), “Leviatano” (1992), “Follie di Brooklyn” (2006) per citare i più rappresentativi, confermano Auster come straordinario cantore di un mondo inesplicabile e dominato dal caso. Negli anni Novanta si è dedicato anche al cinema: “Smoke” e “Blue in the face” (1995) sono i due film rivelazione di Wayne Wang da lui scritti e sceneggiati. Si è cimentato anche con la regia: nel 1998 con “Lulu on the Bridge”, e nel 2007 con “The inner life of Martin Frost”. Il suo ultima fatica è "Sunset Park" del 2010